Il metodo di lavoro che ho seguito nella mia ricerca storica locale

Come indicato anche in altro precedente articolo: C’è un pò di difficoltà operativa a ricostruire la storia dei villaggi dell’alto maceratese, quando si fa ricorso ai catasti, poiché sono disponibili solo due serie di mappe antiche: quella del Catasto Salimbeni (1774; conservata presso l’Archivio di Stato di Camerino) e quella del Catasto Gregoriano (conservata presso l’archivio di stato di Macerata). Inoltre le mappe catastali riportavano solo le abitazioni principali; ma nulla esclude che ve ne fossero altre, che spesso sono indicate nei brogliardi.

 A tali difficoltà bisogna anche aggiungere  la circostanza che nei catasti rurali le abitazioni sono degli annessi del terreno agricolo e quindi non rappresentano l’elemento principale descrittovi.

Il percorso di ricerca principale segue quindi la ricostruzione della corrispondenza dei numeri delle particelle riportate nella mappa del catasto Salimbeni (1774), con il brogliardo che ad esso fa riferimento. Purtroppo però nella zona di Camponello e in quella di Polverina (attualmente) posta nel comune di Fiastra, i numeri delle particelle di terreno non risultano tutti chiaramente visibili (nella mappa del catasto Salimbeni; la situazione è migliore nell’ottocentesco Catasto Gregoriano). Sono comunque riuscito ad effettuare una ricostruzione grafica basandomi sull’indicazione dei confinanti (proprietari, strade, sentieri vicinali, fiume, fosso).

Partendo da questo tipo di ricostruzione si possono utilmente consultare i precedenti brogliardi del catasto, per rilevare l’evoluzione dei toponimi che compaiono nella toponomastica locale, in corrispondenza di ciascuna particella catastale della stessa zona. Ad esempio in una foto di un brogliardo del ‘500 (scattata un pò a caso, nel 2010), presumibilmente relativa alla stessa zona, ho trovato ancora il toponimo  ‘Pian Di Salto’, ma non ‘Campo Bonello’, che potrebbe comunque comparire in altre partite catastali, che non ripresi nel 2010. In breve ho finora studiato una serie di fotografie che feci nel 2010, consultando una sequenza di brogliardi, ma poichè le particelle sono ripartite nelle partite dei relativi intestari avrei dovuto fotografare le partite catastali di tutti i proprietari della zona, per arrivare ad identificare ogni  particella rappresentata in mappa. In presenza di numeri ben visibili sulla mappa, la ricerca sarebbe stata, invece, molto più semplice, una volta identificato il brogliardo a cui corrispondono i numeri di mappa.

Ci sono quindi alcune difficoltà operative nel ricostruire la corrispondenza tra mappa e brogliardi

– Inoltre, quasi ciascun brogliardo del ‘700 risulta, nelle sue diverse partite, aggiornato con noticelle (non sempre leggibili e datate) che, all’apparenza, furono effettuate anche in epoche più tarde di quelle presenti nei brogliardi successivi e che quindi ‘si accavallano’ ed ostacolano la ricostruzione temporale. Ciò esprime il forte cambiamento dei rapporti di proprietà in quell’epoca, ma genera moltissima confusione. In alcuni brogliardi antichi in passato mi è capitato di notare l’indicazione dei contratti di miglioramento (es. enfiteusi) e di livello (es. Tizio livellaro di Caio), in corrispondenza di ciascuna partita catastale; presumibilmente poichè a volte seguiva l’acquisizione della proprietà dei terreni migliorati/vincolati da censo/livello, che a livello contrattuale erano indicati come ‘accensione’ di contratti di ‘censo’ e di ‘livello’.

  • Il contratto di enfiteusi riguardava anticamente gli appezzamenti meno produttivi: zerbi, sodi, che l’intenso lavoro umano metteva a coltura e rendeva produttivi; essi potevano poi essere riscattati e dar luogo all’acquisto della proprietà, ma fino a quel momento l’enfiteuta godeva del terreno pagando un affitto in denaro, o fornendo parte del prodotto.
  • Il censo era un contratto in base al quale il proprietario di un terreno vendeva un certo numero di redditi futuri di quel terreno, ma non la sua completa proprietà, che poteva magari vendere in un momento successivo o anche riscattare, recuperando, in tal modo, disponibilità economiche nei momenti di crisi e carestia.
  • Il livello: Seguiva un criterio simile al precdente, ma era regolato da una diversa norma.

Tali contratti sono più dettagliatamente spiegati, ad esempio, in (>)questa pagina web del sito internet Lombardia – Beni culturali.

– Mentre in alcuni casi, come sopra evidenziato, si evince, per una data partita catastale, un accavallamento temporale tra le correzioni annotate in un brogliardo ed il successivo; in altri casi, la mancanza d’informazioni potrebbe, al contrario, evidenziare un’evoluzione dei luoghi ‘a scatti’, come se, tra un brogliardo e il successivo siano saltati alcuni ‘fotogrammi’ informativi. Ciò evidenzia il fatto che non è sufficiente servirsi del solo catasto per un’adeguata ricostruzione della storia di un qualunque luogo e, comunque, presso l’Archivio di Stato di Camerino e di Macerata ci sono ulteriori interessanti fonti di approfondimento consultabili e in particolare gli archivi notarili.

Nell’ambito della ricerca catastale, per un’ottimale interpretazione delle informazioni, mi è stata d’aiuto in alcuni casi una ricostruzione sommaria della discendenza (e ascendenza) dei locali proprietari dei terreni (nel 7-800); questo elemento però mi porta a considerare che non riuscirei a fare la stessa cosa in zone che non conosco e che quindi la conoscenza di porzioni del territorio (come nel mio caso, per Camponello) è fondamentale per estrapolare agevolmente alcune informazioni, che balzano subito all’occhio, dalla semplice attenta osservazione delle mappe dei catasti antichi, rispetto alla cartografia più recente e a quanto visibile nella realtà, con anche il supporto di moltissime informazioni avute da persone che vi abitarono. Ne consegue che una ricerca davvero efficace possa esserlo solo se delimitata a piccole porzioni di un dato territorio, di cui si abbia un’adeguata conoscenza.

Ho voluto spiegare il mio metodo di lavoro, perchè penso che chiunque potrebbe, in modo analogo a me, effettuare ricostruzioni di porzioni del territorio accatastato (ad esempio nel comune di Fiastra).

 

Potenzalità offerte dall’elaborazione di dati georeferenziati

Le informazioni provenienti dalla ricerca catastale su un determinato territorio possono teoricamente essere (utilmente) inserite in un Sistema Informativo Geografico (realizzato tramite software GIS). Un’applicazione di questo tipo è stata fatta  in Lombardia, con risultati molto interessanti. In tal senso suggerisco la visione del seguente convegno (webinar), a cui assistetti a dicembre del 2019 e intitolato: ‘Il catasto storico come sistema informativo geografico’ , realizzato dalla sezione distaccata di Edolo (BS), della Facoltà di Agraria dell’Università statale di Milano.

Riguardo le opportunità offerte dai software GIS utilizzati per la realizzazione di sistemi informativi geografici (e per l’aggiornamento di alcuni web-gis esistenti), si può dire a titolo di esempio delle principali funzioni che, essi, attraverso diversi ‘layer’, ovvero tramite una ricostruzione del territorio su strati differenti (che possono essere, o meno, resi visibili) consentono di raccontare graficamente l’evoluzione del territorio, che nel caso di quello agricolo può, ad esempio, riguardare l’evoluzione delle coltivazioni praticate, che sono riportate nei catasti e che quindi forniscono informazioni circa le attività svolte dalla popolazione locale, l’espansione o la retrazione del bosco, lo sviluppo dei centri abitati. Possono infine essere effettuate domande al sistema informativo, affinchè siano rilevate eventuali correlazioni, tra i vari dati archiviati nel database e che, altrimenti, non sarebbero umanamente rilevabili.